News
14/11/2019
«Il salario minimo può essere una ricetta, ma non per l’Italia»
«La Confederazione europea dei sindacati (Ces) sostiene l'iniziativa legislativa
della Commissione Europea volta a garantire un salario dignitoso a tutti i
lavoratori europei. Ma deve essere chiaro che il salario minimo legale non può
essere imposto ai paesi con efficienti sistemi di contrattazione collettiva
come l'Italia. La nuova direttiva, al contrario, deve sostenere e aiutare a
rafforzare la contrattazione collettiva di settore ed estenderne i benefici ai
lavoratori oggi non protetti». Lo ha dichiarato il numero uno della Ces Luca
Visentini intervenendo al convegno su lavoro povero e salario minimo in
corso oggi a Trieste su iniziativa del Consiglio sindacale interregionale
Fvg-Slovenia. A imporre la necessità di un intervento della Commissione,
secondo Visentini, «un'emergenza salari che
colpisce l’Europa, dopo dieci anni di tagli e di smantellamento della
contrattazione a causa delle politiche di austerità e di una globalizzazione
non regolata, basata prevalentemente sulla concorrenza sul costo del lavoro,
cui si aggiunge il problema dei lavoratori atipici e precari non coperti dalla
contrattazione collettiva e dai diritti tradizionali».
Secondo i sindacati della Slovenia, dove il
salario minimo è stato istituito, provvedimenti legislativi di questo tipo
possono avere effetti favorevoli. «L'aumento del salario minimo – ha
dichiarato Peter Majcen, presidente della confederazione KS90 – ha favorito la
crescita del mercato interno e del Pil». Di tenore simile il giudizio di Lidija
Jerkič dello Zsss, il principale sindacato sloveno. «Il dialogo sociale va
salvato e rilanciato – ha affermato – ma se gli imprenditori non riconoscono il
ruolo del sindacati e il diritto dei lavoratori ad un salario dignitoso il
salario minimo può essere una risposta da cui partire per fare lievitare i
salari».